» Home page - Mtb

21/22-06-2008

2 giorni sulle Dolomiti di Cortina D’Ampezzo

immagine

...



2 giorni vissuti nel cuore delle Dolomiti bellunesi, a contatto diretto con la natura e ai piedi di montagne maestose e paesaggi mozzafiato, in compagnia di due maestri della mtb come il Presidente e la Berta.

Abbandonata la civiltà sabato mattina, lasciando l’auto a Cortina D’Ampezzo attraverso la pista ciclabile della vecchia ferrovia che porta a nord, ci si trova ben presto al cospetto delle immense montagne, respirando la natura.

Itinerario del giro

Proseguendo la pista si attraversa una galleria e si prosegue fino a imboccare la statale 51 verso sinistra, che va seguita fino a un tornante con uno spiazzo sulla destra, dove si trova un parcheggio e da dove iniza la stradina per Malga Ra Stua.

immagine immagine immagine immagine immagine

La strada che porta in quota è molto ripida, con tratti oltre il 15%, ma l’asfaltatura agevola l’ascesa, dopo alcuni tornanti e pause per ammirare gli spendidi paesaggi e le cascate che si incontrano, la strada spiana e si arriva nella bella conca che accoglie la malga (1688 m).

immagine immagine immagine

Dopo una breve pausa, si riprende il viaggio lungo il tratto pianeggiante che precede il primo muro della giornata: una stradina su fondo sconnesso che porta su in quota a 2000 m, con tratti al 20% che solo pochi biker riescono a percorrere in sella. La secca curva che segue questa ”scala nel cielo” segna la fine delle difficoltà, da qui si procede verso il rifugio Sennes (2126 m) attraversando l’omonimo altopiano.

immagine immagine immagine

Giunti al Sennes, dopo circa 21 km percorsi, prima di scendere al rifugio Pederù, tappa d’obbligo è una visita al rifugio Biella: ritornando indietro per la stradina appena fatta, dopo 500 m al primo incrocio si segue la carrareccia che si inerpica a sinistra verso la Croda del Becco; una frana ostacola il passaggio ma non ci fermiamo, bici in spalla e raggiungiamo il rifugio Biella (2327 m) per un meritato piatto di pasta e una fetta di strudel per recuperare le energie.

immagine immagine immagine

Il paesaggio da quassù è fantastico, rocce e tracce di neve la fanno da padrone, e con lo sfondo delle cime ancora innevate riempiono gli occhi e lo spirito del viaggiatore.

immagine immagine immagine

Quasi a malincuore si riprende la via per la successiva tappa, si ripassa per il rifugio Sennes e si prosegue verso il rifugio Fodara Vedla (1980 m) dove si arriva con una bella discesa su stradina bianca. Una secca rampa porta a una selletta e da qui inizia la vertiginosa discesa verso il rifugio Pederù (1540 m), tanto ripida che i tornanti finali sono cementati; dalla cima il rifugio sembra quasi sotto la verticale!

immagine immagine

Finita la picchiata verso fondovalle (quasi 400 m di dislivello), dove arriva la strada asfaltata da San Vigilio, bisogna risalire attraverso la polverosa strada verso il rifugio Fanes; superata una lunga serie di tornanti su una strada polverosa, tappa d’obbligo al lago di Piciodel per le foto di rito, da qui si riprende per affrontare le ultime rampe e scavalcare un gradino che porta ad affacciarsi nella splendida conca del rifugio Fanes (2060 m).

immagine immagine immagine

Qui si conclude la prima tappa del nostro viaggio, con una bella birra fresca a festaggiare i 43 km e i 1700 m di dislivello scalati.

immagine immagine immagine

La mattina dopo si apre subito con il muro che porta su al Passo del Limo, raggiunto il valico (2172 m) non si può fare a meno di ammirare il panorama dalla panchina ai piedi del crocifisso di legno. Splendidi paesaggi ci accompagnano verso malga Fanes Grande (2102 m).

immagine immagine immagine immagine immagine immagine immagine

Da qui si apre una splendida vallata pianeggiante nella quale si pedala scavalcando il passo Tadega (2143 m) e raggiungendo il Col della Loccia (2069 m). Da qui si scende rigorosamente a piedi attraverso una mulattiera fino a fondovalle, al ristorante Capanna Alpina (1726 m).

immagine immagine immagine immagine immagine

Da qui è possibile risalire per il rifugio Scotoni (1985 m), ma noi scegliamo di puntare verso il Passo di Valparola, scendendo attreverso la carrareccia che costeggia campeggio e risalendo la statale fino ai 2000 m, dove incontriamo un incrocio sulla sinistra che ci permette di tornare sullo sterrato e proseguire l’ascesa fino al rifugio Valparola; qui ci aspetta un meritato piatto di pasta prima dell’ultimo tratto verso il Passo Falzarego.

immagine immagine immagine

La discesa asfaltata porta rapidamente alla funivia per il Lagazuoi, da qui si lascia la strada per costeggiare il fianco del massiccio delle tofane, lungo il sentiero 423, percorso non propriamente ciclabile, ma che offre paesaggi unici verso il rifugio Dibona.

immagine immagine immagine

Superati alcuni tratti resi difficili da qualche frana, si sale fino alle base delle Torri del Falzarego; qui ci si imbatte in un’ex strada di guerra che scende con qualche tornante e vicino ai margini del bosco sbocca nella strada di ciottoli che porta alla Forcella Col dei Bos (Rozes, 2176 ), da qui si segue il sentiero 412 al cospetto delle Tofane fino ad arrivare al rifugio Dibona (2037 m).

immagine immagine immagine

Giunti al rifugio Dibona, si scende lungo la strada carrozzabile fino alla statale 48 per fare infine rientro verso Cortina.

immagine immagine

E’ stato un giro di rara bellezza, con tratti duri ma paesaggi mozzafiato che rigeneravano lo spirito ad ogni sosta; percorsi 84 km con 2700 m di dislivello superati è stata un’escursione abbastanza impegnativa, ma ricca di soddisfazioni.

Un grazie ai compagni di viaggio che mi hanno accompagnato in questo bellissimo viaggio e aspettato nei tratti più ostici.

Torna su